Gli uomini e le Donne

Florindo Rubbettino un editore di 'montagna'

Figlio di Rosario Rubbettino, Florindo porta avanti insieme al fratello Marco la casa editrice paterna, costellata da una crescita costante di titoli grazie alla quale è divenuta un punto di riferimento per la saggistica politica italiana

Florindo Rubbettino, uno degli imprenditori più influenti della nostra terra è a capo di un’azienda da anni indicata come un modello vincente nel Mezzogiorno. Una grande casa editrice che ha mantenuto forte il suo legame con la regione, con testa e cuore a Soveria Mannelli.

Fondata da Rosario Rubbettino nel 1973, la Rubettino Editore è oggi una delle maggiori case editrici italiane di saggistica politica. Dopo la scomparsa del fondatore, l'attività è passata sotto la direzione dei figli Florindo e Marco che hanno accresciuto il catalogo della casa editrice da oltre 2000 titoli nel 2000 a 6.500 circa a fine 2014, realizzando nello stesso anno un fatturato di circa 7 milioni di euro. La Rubbettino è anche editore di servizio per alcune importanti istituzioni quali: il Senato della Repubblica, Centri studi, Università, Fondazioni e Istituti Culturali.

"Non saprei dire esattamente quand’è che ho deciso di fare l’editore. Da bambino accompagnavo spesso papà tra le stanze e i reparti produttivi dell’azienda di famiglia, trascorrendo i lunghi giorni d’estate tra cataste di libri, cullato dall’inconfondibile suono ritmico delle macchine da stampa. Per me era un modo come un altro di guadagnare la paghetta che avrei speso, moneta dopo moneta, seguendo l’invito "insert coin” dei primi videogiochi che timidamente facevano capolino nei bar di Soveria. Eppure, pensando di dare una mano a papà, svolgendo lavoretti magari noiosi, come riordinare fatture, o mettere a posto libri, assorbivo, quasi per osmosi, i principi di quel lavoro, interiorizzandone saperi e valori. Il destino volle che quel lungo tirocinio mi tornasse utile persino troppo presto. Ancora studente universitario, papà si ammalò della malattia del secolo e di lì a pochi anni ci lasciò. Non avevo ancora trent’anni, mio fratello Marco era ancora più piccolo. L’azienda era nella sua fase di crescita più importante. Era stata da poco inaugurata la nuova sede, i nostri libri avevano da tempo varcato i confini regionali per approdare in tutte le librerie d’Italia, i giornali ci dedicavano sempre più spazio, non senza stupore per quella "Segrate incastonata tra i monti della Sila”, come ebbe a scrivere qualcuno. Ereditavamo un’enorme responsabilità. Oltre a tutto ciò che di immateriale era stato lentamente costruito, oltre agli investimenti realizzati in quegli anni, avevamo la responsabilità di continuare a garantire un futuro a circa cento dipendenti e ai loro nuclei famigliari. Alla base di molti successi in campo imprenditoriale c’è spesso una persona giovane. Questo deriva sicuramente dal fatto che i giovani abbiano in sé una capacità di guardare meglio al futuro e di coglierne sin d’ora i segni più importanti, ma penso vi sia anche alla base quel pizzico di "santa incoscienza” che dona quella capacità di azzardo che la pensosità degli anni successivi talvolta soffoca. Fu così che io e Marco ci rimboccammo le maniche, intraprendendo con determinazione la strada che il destino aveva scelto per noi, cercando non solo di continuare l’opera di nostro padre ma soprattutto di far fronte alle sfide tecnologiche che il nuovo millennio aveva in serbo per quanti si occupano di editoria e tipografia e che qualcuno ha condensato con l’espressione "quarta rivoluzione”. Spesso mi chiedo se il successo di questa impresa non sia dovuto a quei pomeriggi d’estate sottratti al pallone …”.

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