Gli eventi, le opere e la storia

Le Terme Romane di Curinga

Il complesso termale di Curinga arricchisce e rappresenta al meglio il patrimonio storico, artistico ed archeologico della Piana di Lamezia Terme, uno dei territori più ricchi di storia e frequentazioni del panorama calabrese. Le terme romane del I secolo d.C. si trovano nella frazione di Acconia, nella località chiamata "Mura degli Elleni” (si è scelto il nome riportato da E.A. Arslan nello scritto sulla prima ricognizione del sito, ma si trova anche il nome "Ellene”, "Ellade” o "Mura Ellene”), ed è forse per questo toponimo che l’edificio è stato riconosciuto come luogo di culto greco dagli abitanti del posto per molto tempo.

Terme di Curinga: una bellezza storica nel cuore di Lamezia Terme

Non sono il solo esempio di impianto termale romano della regione (per citarne alcuni, a Reggio Calabria sono i resti delle Terme di Via Marina, a Vibo Valentia le Terme di S. Aloe), ma sono le uniche le cui mura si conservano in alcuni tratti fino all’imposta degli archi. Le terme erano parte di una monumentale villa sorta su un territorio ricco di acqua, tra i fiumi Amato e Angitola, ed in prossimità di un importante snodo stradale. Nel 132 a.C. viene costruita la via Annia, la Reggio-Capua, l’arteria diretta tra Roma e il Bruttio. Dalla Reggio-Capua, nella piana di Lamezia si diramavano verso l’interno e sulla costa ionica percorsi nuovi e percorsi realizzati in precedenza. Sulla Tabula Peutingeriana (una mappa del XIII secolo conservata a Vienna, copia di una carta romana che riportava le vie militari dell’impero romano in età costantiniana) la villa viene segnalata con il nome Annicia, una stazione alla fine della strada che collegava la costa tirrenica alla ionica, avendo come estremi Scolacium, sul versante ionico, e la statio di ad Turres, nei pressi di località Turrazzo. Ma non è certa la sua trasformazione da villa senatoria a terme pubbliche. A compiere le prime ricognizioni del sito negli anni ’60 fu Ermanno A. Arslan, storico, archeologo e numismatico italiano che riportò una prima descrizione degli ambienti e delle tecniche costruttive.

Pianta delle Terme di Curinga

Sul lato rivolto ad Est, un atrio che fungeva da spogliatoio (apodyterium) introduceva l’ospite nel frigidarium, architettonicamente il più complesso e conservato degli ambienti, con due bacini di acqua fredda. La grande sala è esposta a Nord ed è collegata soltanto al secondo vano restando isolata dagli altri vani più caldi. Il tepidarium, il secondo vano più piccolo, serviva all’ospite per adattarsi alle temperature più calde dei calidaria: quello più grande absidato e il più piccolo a pianta quadrata. Il percorso terminava con il passaggio dai calidaria al laconicum, una sauna dei nostri giorni. L’edificio era dotato di altri ambienti di servizio con diverse funzioni e di un corridoio seminterrato che corre lungo il perimetro Sud, verso cui sono rivolte tutti gli ambienti caldi, ed utilizzato per alimentare con la legna i praefurnia. Gli ambienti erano funzionali al percorso termale: in senso circolare si passava dall’ambiente più freddo ai successivi, gradualmente più caldi. L’acqua che alimentava le piscine affluiva e defluiva attraverso un sistema di canali. Entrambi i calidariaerano dotati di un praefurnium, un forno adiacente alle sale che riscaldava l’aria fino ad alte temperature. L’aria calda passava attraverso delle intercapedini nel pavimento (ipocausto) e riscaldava gli ambienti. I pavimenti di questi ultimi erano sorretti dalle suspensurae, piccoli pilastri formati da mattoni quadrati sovrapposti che permettevano il passaggio dell’aria calda. Un altro elemento architettonico visibile nel tepidariumpermetteva il passaggio dell’aria calda: i tubuli termali, mattoni rettangolari forati che incastrati l’uno nell’altro formavano una sacca d’aria isolando gli ambienti interni, che mantenevano una temperatura anche fino a 50 gradi, e impedendo all’umidità di condensarsi. L’impianto di questo nucleo resterà pressoché inalterato nei tre restauri a cui le terme, per cause naturali, vennero sottoposte dal II al IV secolo d.C. Tra la metà del IV secolo e gli inizi del V, le terme perdono la loro originaria funzione, rimanendo silenti spettatrici nella natura selvaggia della vallata. Visitare le antiche Terme di Curingaoggi è come fare un salto nella storia, immaginando un passato lontano di cui le mura portano ancora il ricordo.

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