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Amalia Cecilia Bruni

La dottoressa Bruni è una neurologa, archeologa della mente, che combatte l'Alzheimer

La virtù è un traguardo ambito in ogni ramo dell’esistenza. Nella scienza è il non plus ultra della ricerca. La dottoressa e neurologa Amalia Cecilia Bruni ha trovato il punto di congiunzione tra queste due anime nel lavoro che svolge quotidianamente al Centro Regionale di Neurogenetica di Lamezia Terme, un’eccellenza nello studio delle malattie degenerative e in particolare dell’Alzheimer ereditario a esordio precoce.

Analizzando un intero albero genealogico calabrese, la neurologa e direttrice del CRN lametino ha isolato e identificato il gene responsabile dell’Alzheimer ereditario a esordio precoce, dando un grande impulso alla ricerca sulle malattie degenerative e imponendo agli occhi delle istituzioni l’importanza di finanziare le ricerca scientifica. Non solo, Amalia Cecilia Bruni ha dimostrato quanto la ricerca italiana sia in grado, se messa nel pieno delle sue funzioni, di interloquire a livello internazionale da una posizione di preminenza.

Le scoperte sull’Alzheimer di Amalia Cecilia Bruni

Era il 1995 quando la neurologa, analizzando vecchie cartelle cliniche, identificò il paziente zero dell’Alzheimer, Angela di 38 anni alla quale fu diagnosticata la malattia nel 1904, due anni prima che lo scienziato che diede il nome al morbo potesse confermarlo in un suo paziente. Da allora la dottoressa Bruni, che dal 1996 dirige il Centro Regionale di Neurogenetica di Lamezia Terme, ha attuato, attraverso una ricerca a ritroso sulle famiglie calabresi, una ricostruzione genealogica che giunge fino al 1600 e racchiude 34.000 soggetti affetti da Alzheimer, tutti appartenenti a un’unica, immensa famiglia.

Un’analisi accurata che ha permesso a lei e il suo team di ricerca di isolare e identificare il gene responsabile dell’Alzheimer ereditario a esordio precoce, la presenilina 1. Oltre alla scoperta del gene, le ricerche di Amalia Cecilia Bruni sono state innovative da un punto di vista metodologico e hanno conferito allo studio calabrese un ruolo di primo piano nella ricerca sulla demenza degenerativa sebbene diversi siano gli ostacoli che il centro lametino è costretto ad affrontare ogni giorno e che mettono a dura prova il lavoro dei ricercatori.

Nonostante l’importanza delle scoperte effettuate, anche il centro calabrese paga lo scotto di una politica finanziaria italiana non sempre lungimirante, che ha determinato la mancanza, denunciata dalla stessa Bruni, di un piano nazionale comune per lo studio, l’analisi e il confronto dei dati sulle demenze degenerative. A questo si unisce, di fatto, "una carenza dei servizi territoriali, di un efficace percorso di assistenza, di strumenti efficaci e di adeguati interventi di cura che tengano conto del rapporto tra progresso scientifico, condizione del paziente ed esperienza del curante” denunciata dalla stessa Federazione Alzheimer Italia.


Nella foto di copertina la dott.ssa Amalia Cecilia Bruni, per gentile concessione di Newsandcom

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